29 luglio 2017

LATTUGA. Per la medicina tra 800 e 900 il lattucario era un sostituto dell’oppio.

Per la scuola ippocratica o naturista classica, che si ispira a Ippocrate, padre della medicina scientifica, ma in realtà sintetizza tutta la millenaria cultura botanica-medica di Romani e Greci, la lattuga (Lactuca sp.), in tutte le sue specie e varietà, è certamente molto più interessante per le doti curative che nutritive.
      È bene precisare subito che la specie Lactuca sativa, cioè coltivata, presente sulle tavole moderne conserva solo in minima parte le proprietà terapeutiche e in particolare analgesiche, ipnotiche e sedative delle specie originarie.
      Il suo lactucarium o lattucario (come il nome lattuga, deriva dal latino lac-lactis = latte), linfa bianca lattiginosa o lattice che trasuda quando si rompe un gambo o la base d’una foglia, è solo un ricordo di quello ben più potente e amaro delle specie spontanee da cui è probabile, secondo la genetica, che sia derivata, cioè L. serriola, più che L. virosa. Eppure conserva ancora effetti narcotici analoghi all'oppio, seppur molto minori – puntualizza ancora nel primo Ottocento il dr. Pouchet – purché la pianta sia giunta a piena maturazione in un Paese caldo. Non per caso L. virosa (che, va sottolineato, è una pianta tossica, tanto che si contano tra i raccoglitori inesperti alcuni avvelenamenti gravi ancora ai giorni nostri; mentre la tossicità di L. serriola è molto minore e riservata alla pianta adulta in fiore) era stata denominata anche L. papaveracea.
      Il lattucario, lasciato evaporare, è stato chiamato “tridace” (da tridax, nome greco della lattuga) dal dr. François e utilizzato nella medicina naturista, sia quella popolare, sia quella colta fondata sulla “materia medica”, fino a tutto l’Ottocento e oltre, almeno fino al 1911. Lo raccomandano numerosissimi medici e farmacisti, tra cui il dr.Hopft.
      Le indicazioni nella medicina popolare e medica erano di antitussivo, sedativo, antalgico, debole anestetico, anti-afrodisiaco, moderatore del transito intestinale, sudorifero, stimolante generale (a deboli dosi), soporifero (a più forti dosi). Ma si ricorda che i Greci antichi l’impiegavano perfino contro il morso dei serpenti (Pouchet).
      La tradizione medica naturista è concorde: Ippocrate, Dioscoride, Galeno, Celso, Oribasio attribuirono alla lattuga, o meglio al genere Lactuca – soprattutto alle specie spontanee – virtù analoghe all’oppio. L’analogia dell’azione psicotropa del lattucario della lattuga, ben diverso dall’abituale estratto acquoso di lattuga già presente nelle farmacie, con quella della sostanza estratta da Papaver somniferum appariva fondata, e perciò se ne approvava l’uso popolare tradizionale al posto del raro, costoso e pericoloso oppio. E' la tesi del chimico farmacologo H. Aubergier, attivo a metà Ottocento, tra i maggiori valorizzatori e propagandisti del lattucario, inventore di formulazioni per preparati da vendersi in farmacia, di cui parlano già importanti riviste di medicina (p.es. The Lancet 43, 31 dec 1842). Le sue osservazioni sono sintetizzate (tradotte) qui. Del resto, già il grande Dioscoride constatava che ai suoi tempi si sofisticava addirittura l’oppio col lattucario seccato al sole (Pouchet), il che è una prova, sia pure in negativo, che semplicisti, erboristi, medici e gli stessi pazienti hanno sempre colto una qualche analogia tra i due rimedi pur così diversi.
      L'uso, anzi, il mito, della lattuga curativa si perde nella notte dei tempi. E' sacra alla tradizione ebraica e fa parte come chazeret dei merorim cioè delle cinque erbe amare da consumare durante la cena di Pasqua o Pesach. Ma per un altro motivo: perché di sapore amaro doveva rammentare le mitiche amarezze subite dagli Ebrei in Egitto. Ma la lattuga oggi coltivata non è amara, ammette il Rabbino capo della Comunità Ebraica di Roma, rav Di Segni, sia pure a parer nostro per superare troppo facilmente l’obiezione.
      Però è amara la lattuga selvatica. E questo, anzi, è un ulteriore duplice indizio che in tempi remoti sia la lattuga prescritta da Mosè agli Ebrei fuggiti dall’Egitto, sia quella offerta nello stesso Egitto dal Faraone al dio Min (se quest'ultima era davvero lattuga; v. oltre) dovevano essere lattughe amare, cioè selvatiche o da poco selezionate, comunque ben diverse dall’odierna lattuga da tavola.
      E poi un’altra stranezza intrigante: la banale lattuga nasconde un difficile rebus culturale e farmacologico. Per gli antichi Egizi la lattuga era afrodisiaca. Almeno, così interpretano gli archeologi la scena raffigurata nella pittura tombale di Tebe (v. immagine oltre) in cui un uomo o il Faraone stesso offre cespi affusolati di color verde al dio Min, sempre raffigurato in stato di erezione (itifallico).
      Com’è possibile? E’ una tesi aliena dalla nostra cultura, contraria all'evidenza, non suffragata da nessun medico o erborista nella Storia occidentale degli ultimi 3000 anni. E anche ammesso che fosse Lactuca, di qualsiasi varietà, anche selvatica, chi ci assicura che, al contrario, non costituisse proprio il rimedio farmacologico ideale per il patologico priapismo del Dio? Ma in realtà, chissà quale pianta era quella raffigurata nella tomba! E’ probabile, sostiene Samorini, che quella degli Egizi fosse o derivasse da un’altra specie, probabilmente L. serriola, comune ancor oggi allo stato spontaneo, e che nei bassi consumi (fino a 1 g di lattucario) prevalessero gli effetti sedativi e calmanti di sostanze presenti nel lattucario come lattucina e lattupicrina; e invece nei consumi più elevati (cioè a partire da 2-3 g) prevalessero gli effetti eccitanti, stimolanti e allucinogeni indotti dall’alcaloide tropanico, presente non per caso anche in Solanacee allucinogene come giusquiamo, mandragora e datura.
      Ma, insistiamo, è una tesi doppiamente insostenibile. Intanto la L. serriola non ha assolutamente forma affusolata. Come mostrano chiaramente le raffigurazioni sui sarcofaghi di Tebe (v,. in basso, due serie di immagini desunte dallo stesso sito di Samorini), le piante estremamente stilizzate e affusolate non hanno niente a che fare con qualsiasi lattuga selvatica. Ed è davvero improbabile che nessuno dei grandi medici antichi, tutti anche naturalisti e botanici, che hanno sperimentato per secoli su migliaia di uomini le più diverse specie del genere Lactuca, compresa ovviamente la comunissima serriola, non si siano accorti di una reazione afrodisiaca: E poi, insistiamo, la pittura egizia mostra chiaramente un cespo a forma molto allungata, fusiforme. E non c'è bisogno di una laurea in botanica o archeologia per sapere che nessuna pianta di Lactuca, tranne la lattuga coltivata della varietà oggi definita "romana", ma solo se è privata delle prime foglie, ha questa forma, sia pure stilizzata. E la lattuga romana è stata più che sperimentata:  non è certo un afrodisiaco, anzi, è il suo contrario.
      Infatti, Greci e Romani, e poi tutta la tradizione medica ippocratica ed erboristica che ne seguirà fino ai nostri giorni, concordemente attribuiscono alla lattuga un effetto anafrodisiaco, cioè deprimente la libido, il desiderio, l’erezione, la sfera sessuale e perfino la fertilità.. Sarà poi col Cristianesimo contemplativo la pianta preferita degli orti conventuali, la più adatta ai monaci votati alla castità. Ma già per i pita­gorici è "la pianta degli eunuchi" che rende gli uomini impotenti: “Coloro che più sono affezionati alla lattuga, meno sono atti ai piaceri dell’amore”. Perciò Eubulo scrive: “Non mettermi davanti sulla tavola la lattuga, o moglie, o la vergogna sarà tua”, si legge nel Deipnosophistes di Ateneo di Naucrati. Proprietà che diventerà proverbiale e sarà fatta propria dalla medicina erboristica e naturista fino ai nostri giorni. Infatti su questo concordano già i vari sapienti ellenici riuniti a convito nell'opera di Ateneo.
       Nella cultura erboristica tradizionale, infatti, la lattuga fa parte dei “semi freddi minori”, così detti perché capaci di proprietà “refrigeranti” degli umori, secondo la teoria ippocratica. In realtà il lattucario della specie coltivata ha solo un debole effetto calmante, che faceva chiamare la lattuga comune “erba dei filosofi” dal medico Galeno, il quale più banalmente aveva l’abitudine di mangiarla la sera per prendere sonno, come se si fosse trattato d'un sonnifero. « Proprietà che però sembrerebbe appartenere specialmente allo stato adulto della pianta» – precisa Pouchet esperto di botanica – cioè vicina alla fioritura.
      «Ippocrate già utilizzava la lattuga nella pratica medica; Celso la prescriveva ai tisici, eppure i moderni la ignorano» lamenta Pouchet. Che ci sorprende quando dice che per i medici romani all’occorrenza poteva rivelarsi, e per ben altri mali, perfino un “rimedio eroico”, cioè drastico ed energico. Drastica, la lattuga? Il che conferma che le moderne varietà ingentilite e addolcite hanno ormai poco a che fare con le antiche. Infatti, con una sua famosa dieta a base di lattuga di cui aveva scritto anche in un libro di alimentazione terapeutica e ricette curative, il medico romano Antonio Musa aveva guarito l’imperatore Adriano da una grave malattia (alcuni ritengono gastrica o epatica), come riporta Plinio: «La lattuga salvò il divino Augusto durante una malattia grazie alla saggezza del medico Musa; mentre il medico precedente, C.Emilio, per eccessivo scrupolo l’aveva proibita» ( Plinio).
      Poi più nulla: se ne perdono le tracce nella cultura medica e la lattuga è relegata per secoli alle ricette ripetute per sentito dire dai semplicisti di villaggio. Finché l’americano dr.Cox, di Philadelphia, nel 1792 non rammenta ai contemporanei che il succo del genere Lactuca, che chiama lattucario, agisce come quello omonimo del papavero, e nel 1810 il medico scozzese dr.Duncan e ancora molti altri dimostrano le proprietà calmanti dell’estratto di questa pianta e le vantano con convinzione nella tisi, per calmare la tosse e i dolori.
      Così ritorna di moda anche tra i medici moderni, ed è riutilizzata per tutto il secolo XIX con qualche pretese scientifica nei disturbi più modesti e generici dove occorre un sedativo – ma non solo – al posto dell’oppio, molto più potente ma rischioso. La "materia medica" dell’Ottocento prevede la Lactuca in varie altre malattie, curiosamente descritte ancora all’antica, che potremmo definire sindromi ottocentesche, come “febbri biliose” e “idropisia”, “infiammazioni catarrali” e “congestioni” (Pouchet).
      Ma il primo problema è la minima quantità di lattucario che si può ottenere dalle piante senza che si alteri: si tratta di grammi o poche decine di grammi per volta. Per primi, finalmente, i farmacisti Young di Edimburgo e Probart di Londra trovano un metodo per raccogliere in grande quantità e concentrare il lattucario, rimettendolo così in auge come medicamento pratico per tutti, dopo tanti secoli. Ma è il più pratico e fortunato farmacista H.Aubergier che ne ha generalizzato l’impiego con una Memoria all’Accademia delle Scienze di Parigi nel novembre 1842, dimostrando che un lattucario identico a quello di L. sativa, ma enormemente più abbondante, si poteva ricavare dall’imponente L. quercina o altissima. Il che gli permette la produzione di centinaia di chili per volta, riportano i testi dell'epoca (Guiber in Histoire ecc).
      Ed è una rivoluzione nella storia della lattuga come farmaco. Anche il chimico italiano Piero Peretti analizza un succo di lattuga evaporato alla ricerca del vero principio attivo; ma senza grandi risultati a causa delle modeste conoscenze e tecnologie chimiche dell’epoca. Ad ogni modo isola una gomma-resina (senza la quale il liquido cessa di essere amaro) che ritiene il vero composto attivo. Fatta sperimentare da un medico, questa sostanza conferma la proprietà narcotica.
      Si sperimentano con un certo successo sui malati vari estratti e preparati, tra cui uno sciroppo al lattucario che avrà una certa fortuna, “efficace contro la tosse della rosolia”, e anche granuli o pillole di lattucario essiccato, dopo che si è riusciti a isolare una “materia amara cristallizzabile”. Questo “tridace”, più concentrato e diverso dal normale succo acquoso di lattuga allora in vendita in tutte le farmacie, come confermarono anche i francesi Caventou e specialmente il François nelle sue note del 1825 su Archives de Médecine, «sembra essere sedativo, diminuire la rapidità della circolazione, ed in conseguenza il calor naturale; da questo lato differisce molto dall’oppio». Non dà stitichezza come l’oppio, anzi, favorisce come tonico amaro le funzioni digestive. Utile per favorire il sonno, ridurre nervosismo, tosse e  dolori, senza dare effetti narcotici, stupidità, costipazione, prurito e altri inconvenienti dei preparati a base d’oppio (voce “Lattugario” in Lenormand et al, Nuovo Dizionario 1842).
      Così il lattucario si consolida nella pratica medica d'ogni giorno, anche perché – riportano le relazioni mediche dell’epoca – agisce là dove altri farmaci più potenti non arrivano, se non con gravi effetti collaterali; p.es. calma l'ereti­smo nervoso e certe forme di eccitazione sessuale involontaria con congestione degli organi sessuali. Per questo è usato dai medici tra Ottocento e primo Novecento in pediatria e in ginecologia.
      Lo Stato nel frattempo controlla e approva, anche perché bisogna ridurre per alleggerire la bilancia dei pagamenti le enormi importazioni di costosissimo oppio dall’Oriente. Una comunicazione del Prefetto di La Meurthe nel giugno 1863 autorizza le farmacie a vendere tra i nuovi farmaci anche il nuovo sciroppo del dr.Aubergier.(“Sirop de Lactucarium”). Ma a leggerne la formula allegata all’autorizzazione, scopriamo che per 1,50 g di estratto alcolico di lactucarium, che è davvero poca cosa, c’è anche una non piccola quantità di estratto di oppio (0,75 g).
      Il punto più alto della ricerca sulla lattuga terapeutica si raggiunge nel Novecento inoltrato, quando nel 1911 il lactucarium è studiato in modo approfondito, finalmente con tutti i crismi scientifici di una chimica analitica nel frattempo progredita, dal Council of the Pharmaceutical Society of Great Britain. Come mai allora? Perché a quel tempo era ormai matura nella società, nei Governi e nella classe medica la risoluzione di vietare del tutto l’oppio per uso voluttuario e terapeutico, tranne casi di dolori gravi (laudano ecc). Cosa che avvenne nel 1915. Si scoprono e isolano così i due principi attivi del lattucario: lactucerolo e lactucina.
      Per altri particolari sui preperati a base di lactucarium e sul principio attivo lactucina, si veda il volume del medico e naturalista belga V.Guibert sui “nuovi farmaci” del suo tempo (Guibert 1860).  Attualmente la medicina non usa più lattuga, estratti di l. o lattucario in quanto tali, ritenuti poco efficaci e difficili anche da titolare in percentuale; tuttavia alcune formulazioni ottenute da estratti, infusi, Lactuca sp. essiccata, grani, gomme e perfino uno sciroppo al lattucario sono disponibili in erboristeria.
      Negli ultimi anni, anzi, si sta assistendo al pullulare di siti internet, opuscoli, articoli e soprattutto preparati (tra i quali una riedizione del famoso sciroppo) a base dei principi attivi di Lactuca e così il lactucarium sembra rivivere una nuova giovinezza. Nel mondo giovanile sta diventando addirittura una "nuova" droga, percepita come "da sballo sano, naturale, senza rischi", tanto che l'Istituto Superiore di Sanità si è affrettato a compilare una bellissima e completa scheda scientifica equiparando Lactuca e derivati alle nuove "smart drugs" oggi in auge, mettendo in guardia da equivoci, illusioni e rischi. Ne raccomandiamo la lettura a giovani e vecchi, erboristi e medici. Non capita tutti i giorni che le cose antichissime tornino di moda, nel bene o nel male.
NICO VALERIO
http://nicovalerio.blogspot.it/search?q=lattuga+pouchet


RIFERIMENTI
ATENEO DI NAUCRATI, Deipnosophistes. Si veda, sia pure in una scansione automatica scorretta in formato txt: (Qui)
AUBERGIER MH. Recherce sur le lactucarium. Révue Scientifique et Industrielle, vol.XI, pp.98-110
BESHARAT et al. Wild lettuce (Lactuca virosa) toxicity. BMJ Case Rep. 2009; 2009: bcr06.2008.0134. (Qui)
CAVENTOU JB. Sur la Thridace, Révue Scientifique et Industrielle, 11, 278-280.
DOMENICI V. Lattuga, il viagra naturale degli Egizi, Corriere della Sera 2005. (Qui)
GUIBERT V. Histoire naturelle et médicale de nouveaux médicaments. Bruxelles 1860. (Qui).
LAITUE VIROSE (Qui)
LENORMAND et al. Nuovo Dizionario Universale, trad. it., tomo XXX, Venezia 1842, p.397-399.
PLINIO, Naturalis Historia, XIX, 38, 128
POUCHET F.A, medico e professore di storia naturale alla Sorbona nella prima metà dell’Ottocento, autore di un Traité élémentaire de Botanique appliquée, Paris 1836. La voce “Laitue [lattuga]. Lactuca” è nel tomo II, (Qui).
SAMORINI G. Il lattucario. (Qui); Il dio itifallico Min e la lattuga (Qui).
IMMAGINI. 1. Lattucario che cola da una fenditura nel fusto di lattuga selvatica. 2. pianta giovane di lattuga selvatica (L.virosa). 3. Lattucario rappreso ed essiccato. 4. Fusto di L.serriola con lattucario che cola tra i caratteristici peli spinosi. 5. Offerta di un cespo stilizzato (interpretato come lattuga) al dio itifallico Min. 6-7. Cespi stilizzati collegati al dio Min, prima interpretati dagli archeologi come cipressi o sicomori, poi come lattuga (L.longifolia, vale a dire la lattuga romana). 8. Cespo di lattuga romana appena raccolto e già spogliato delle prime foglie per necessità di trasporto: come si vede la pianta è ben lontana da essere fusiforme.
AGGIORNATO L'11 NOVEMBRE 2017